Sicurezza del packaging alimentare: serve una visione sistemica e circolare

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Quando il packaging alimentare può essere considerato davvero sicuro? La risposta non è affatto scontata poiché il concetto stesso di sicurezza applicato ai materiali a contatto con gli alimenti è relativo e deve essere sempre contemplato all’interno di uno scenario sistemico.

La sicurezza è un concetto sistemico

Questo perché, soprattutto oggi con l’avvio di una più decisa economia circolare, è necessario considerare ogni prodotto nel suo ciclo di vita complessivo. Basti pensare al nuovo statuto della responsabilità estesa del produttore, oppure alle norme e agli strumenti che dovranno prevenire la produzione di rifiuti: nel più ampio contesto dell’economia circolare, ambiente e sicurezza sono sinonimi ovvero condividono visione e strategie verso obiettivi comuni.
La rivoluzione che stiamo vivendo in direzione di una maggiore sostenibilità, evidenzia l’importanza delle responsabilità e dei singoli ruoli di produttori, trasformatori, importatori, commercianti e consumatori nel mantenimento del valore dei materiali il più a lungo possibile. Valore che deve tradursi, anche e inevitabilmente, in garanzia di sicurezza. Ognuno di noi, intervenendo in momenti diversi del ciclo di vita del packaging, contribuisce al mantenimento della sua sicurezza e ne è quindi responsabile.

Packaging alimentare riciclabile

Packaging sicuro: quando e per chi?

Ecco che il concetto di sicurezza assume una sua peculiare tridimensionalità, che potremmo individuare sulla base di due fattori:

  1. Il ciclo di vita del prodotto: Il packaging deve soddisfare una serie di requisiti di sicurezza prima dell’immissione sul mercato, durante l’utilizzo da parte dei consumatori, dopo il consumo ovvero a fine vita.
  2. I destinatari: Il materiale deve essere sicuro, contemporaneamente, per una pluralità di destinatari:
    • Le persone: Dal personale coinvolto nella produzione, nella trasformazione e nella commercializzazione ai consumatori finali, agli addetti allo smaltimento o al recupero;
    • L’ambiente: Il packaging deve essere sostenibile ovvero ridurre quanto più possibile la propria impronta ecologica, senza recare danni agli ecosistemi e determinare uno spreco di materia;
    • Il business: Il packaging deve essere sostenibile e sicuro per gli operatori economici ovvero soddisfare la compliance ai regolamenti vigenti e ridurre il rischio di provvedimenti sanzionatori e giudiziari.

La sicurezza complessiva del packaging alimentare, dunque, può essere riassunta nella sommatoria di tutte queste “sicurezze”. Una visione decisamente complessa ma necessaria per tutelare ognuno di questi destinatari e soddisfare i nuovi requisiti di economia circolare.

Garantire la sicurezza del packaging richiede una conoscenza profonda dei materiali e delle relative dinamiche, nonché una lunga esperienza sul campo e un aggiornamento costante in quanto a testi normativi e tecnologie d’indagine. Di seguito facciamo una rapida rassegna di tutto ciò che occorre fare per ogni “destinatario” della sicurezza, fermo restando che affidarsi a personale esperto e qualificato è strategico per soddisfare adeguatamente ognuna di queste condizioni e prevenire con efficacia rischi e sanzioni.

Packaging sicuro per le persone

Un packaging alimentare sicuro per le persone è quel materiale che impedisce la migrazione di sostanze indesiderate sugli alimenti, garantendo le performance richieste al prodotto in termini di igiene e conservazione, ovvero scongiurando modifiche inaccettabili della composizione chimico-fisica dei prodotti alimentari e il deterioramento delle caratteristiche organolettiche.
Sulla base del tipo di utilizzo del packaging, ovvero delle condizioni alle quali avviene il contatto tra i suoi componenti e gli alimenti, e del mercato di destinazione, ovvero dei regolamenti nazionali specifici, è necessario verificare e garantire la conformità del packaging attraverso questi strumenti:

  • Test analitici: È necessario verificare la conformità al contatto con gli alimenti secondo le normative, gli standard e la legislazione adottati negli Stati cui è destinato il packaging.
  • Risk Assessment: In particolare per materiali quali carta e cartone e plastiche ma non solo, ai sensi dell’articolo 3 del Regolamento 2004/1935/CE, è necessario eseguire la valutazione del rischio tossicologico, microbiologico e organolettico secondo gli standard di riferimento europei oppure internazionali.
  • Dichiarazione di conformità: Si tratta del principale strumento con il quale si attesta la conformità del prodotto all’utilizzo cui è destinato. È un documento obbligatorio per i materiali a contatto con gli alimenti e deve essere emesso ogni volta che il prodotto o articolo subisce una modifica, per tutta la filiera fino all’immissione sul mercato. In particolare, tra le varie informazioni deve specificare le eventuali limitazioni o estensioni d’uso nel contatto alimentare. In questo articolo, abbiamo visto più nel dettaglio che cos’è una Dichiarazione di conformità e perché è così importante; per chi desiderasse saperne di più, questo corso di formazione insegnerà a verificare e redigere correttamente una DDC.

Packaging sicuro per l’ambiente

Un packaging alimentare sicuro per l’ambiente è quello che, durante tutto il proprio ciclo di vita, non ha effetti negativi sugli ecosistemi e, una volta esaurita la sua funzione, non si trasforma in rifiuto ma può essere riutilizzato, riciclato oppure recuperato in tutti i suoi componenti.

È utile a tal proposito ricordare la gerarchia dei rifiuti come da Direttiva 2008/98/CE. Sulla base di questa, anche gli imballaggi devono essere concepiti in modo da prevenire la produzione dei relativi rifiuti:

Gerarchia dei rifiuti, Direttiva 2008/98/CE
La “gerarchia dei rifiuti” come da Direttiva 2008/98/CE

Il contesto attuale, infatti, impone di riconsiderare la sicurezza ovvero la sostenibilità ambientale del packaging, in conseguenza, principalmente, a due elementi.

Il primo è la direttiva europea contro la plastica monouso, che sarà esecutiva in tutto il territorio comunitario a partire dal 3 luglio 2021: data oltre la quale non sarà più possibile commercializzare una serie di prodotti in materiale plastico inclusi imballaggi e componenti a uso alimentare.

Il secondo è il Testo Unico Ambientale come modificato dal D.Lgs. 116/2020, che recepisce le direttive “economia circolare” 2018/851/UE sui rifiuti e 2018/852/UE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. All’art. 180 lancia una sfida ancor più radicale: per raggiungere l’obiettivo di conferimento massimo dei rifiuti urbani in discarica al 10% entro il 2035, gli imballaggi dovranno essere concepiti in modo da contemplare non soltanto il riciclo e il recupero ma anche la riparazione e il riutilizzo. Il Programma nazionale di prevenzione rifiuti dovrà prevedere misure che:

incoraggiano il riutilizzo di prodotti e la creazione di sistemi che promuovono attività di riparazione e di riutilizzo, in particolare per le apparecchiature elettriche ed elettroniche, i tessili e i mobili, nonché imballaggi e materiali e prodotti da costruzione”.

Dai rifiuti al design, dunque, anche il packaging alimentare dovrà essere (ri)concepito in modo nuovo e circolare, ovvero soddisfare precisi requisiti di compatibilità ambientale:

  • Packaging riciclabile: Nel rispetto della gerarchia dei rifiuti, un imballaggio alimentare sicuro per l’ambiente – fermo restando che non sia riutilizzabile come normalmente accade – dovrebbe essere, prima di tutto, riciclabile. Cioè ogni suo componente dovrebbe poter essere reimpiegato come materia prima in nuovi cicli produttivi. Nel caso specifico del packaging alimentare in carta e cartone, significa produrre articoli aderenti alla norma EN 643. Come abbiamo visto in questo articolo, la riciclabilità di materiali e prodotti a prevalenza cellulosica può essere misurata, e garantita, attraverso lo standard UNI 11743:2019.
  • Packaging compostabile: Non sempre è possibile riciclare il packaging e i relativi componenti, anche quando si tratta di materiali “naturalmente” predisposti al riciclo come la cellulosa. Il decreto end of waste per carta e cartone, appena approvato e prossimo alla pubblicazione, sottolinea come qualora la componente organica nel packaging cellulosico a fine vita, ovvero ciò che volgarmente è definito “sporco”, superi una determinata soglia, non sia più possibile destinare al riciclo questi materiali. Diventa allora fondamentale garantirne la compostabilità, ovvero la capacità di decomporsi all’interno di impianti di compostaggio industriale, a precise condizioni, al fine di ottenerne compost di qualità cioè privo di effetti negativi sull’ambiente. Significa cioè produrre articoli che rispettino i requisiti richiesti dalla norma UNI EN 13432: in questo articolo abbiamo visto in che modo verificare e garantire la compostabilità del packaging cellulosico alimentare.

Packaging sicuro per il business

Tutto ciò che abbiamo visto fin qui è fondamentale a garantire la compliance alle normative vigenti e, anche, per assicurarsi una solida presenza sul mercato. In particolare, i requisiti di compatibilità ambientale quali la riciclabilità e la compostabilità sono, infatti, sempre più richiesti e apprezzati da un’ampia fetta di consumatori: particolarmente esigenti circa le caratteristiche del packaging, sono consapevoli e attenti a ridurre la propria impronta ecologica sul pianeta anche attraverso le proprie scelte di acquisto.
In breve, quindi, tutto questo serve anche a garantire la continuità ovvero la sicurezza del proprio business!
Ci sono azioni o strumenti specifici per farlo al meglio, quando parliamo di produzione, trasformazione e commercializzazione di packaging alimentare?

  • Audit: Gli audit in sito sono il primo fondamentale strumento di prevenzione di rischi e sanzioni, poiché consentono di acquisire informazioni strategiche relative all’azienda, ai processi produttivi, di trasformazione, di deposito e circa i prodotti fabbricati. Grazie a questi dati e, anche, all’applicazione di apposite check-list, è possibile individuare in modo efficace e tempestivo eventuali azioni correttive o migliorative.
  • Gap-analysis: Eseguire periodicamente dei report di gap-analysis dei processi produttivi, di trasformazione e deposito rispetto ai requisiti previsti dai regolamenti vigenti è un ulteriore strumento preventivo che mette al riparto l’impresa di spiacevoli conseguenze, tanto in termini di sicurezza del prodotto quanto di continuità del business.
  • Analisi documentale: In ambito food contact, lo sappiamo bene, l’apparato documentale da produrre, conservare in azienda e consegnare ai clienti è particolarmente ricco e complesso: documentazione di supporto, schede di sicurezza, dichiarazioni di conformità dei fornitori, ecc. Eseguire un’analisi complessiva e periodica garantisce la compliance e scongiura sanzioni nonché azioni giudiziarie che possono mettere a serio rischio l’impresa.
  • Formazione e informazione: Può sembrare banale dirlo ma non ci stancheremo mai di ricordarlo: niente come una formazione specifica costante mette al riparo da rischi e sanzioni. Diffondere e condividere informazioni puntuali e corrette, nonché costantemente aggiornate, lungo tutta la filiera di produzione, trasformazione e commercializzazione dei materiali destinati al contatto con gli alimenti è il prerequisito essenziale a garantire la sicurezza del prodotto e la continuità del business. Tanto più in un contesto normativo complesso e non armonizzato a livello internazionale come quello per il food contact, una corretta formazione offre gli strumenti per agire simultaneamente in una pluralità di mercati riducendo i rischi e, non di meno, contribuisce a creare e diffondere una corretta cultura della sicurezza e della sostenibilità in un fase storica tanto critica quanto promettente per il futuro del packaging alimentare.

Sicuro per i consumatori, sicuro per l’ambiente, sicuro per il business: in una parola #ProductSafety!
Questo è il packaging alimentare secondo Ecol Studio: i nostri esperti sono sempre a tua disposizione per garantire, insieme a te, tutto questo.
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