MOCA in plastica e bambù: stop dalla Francia

Reading Time: 3 min.

Dal 4 giugno 2021 è vietato commercializzare sul mercato francese prodotti e articoli destinati al contatto con gli alimenti (MOCA) realizzati con resine plastiche contenenti bambù. La Repressioni Frodi francese (DGCCRFDirection générale de la concurrence, de la consommation et de la répression des fraudes) ha pubblicato la Note d’information relative aux matériaux et objets destinés au contact des denrées alimentaires en plastique et bambou, con la quale si allinea all’analoga decisione già presa da altri Paesi europei: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svizzera.

MOCA in plastica e bambù: quali rischi per la salute?

È bene sottolineare da subito di che cosa stiamo parlando: non di articoli costituiti al 100% da fibre di bambù, ma di oggetti che rientrano a pieno titolo nella definizione di “materia plastica” come all’art. 3 del Regolamento 2011/10/UE (polimero a cui possono essere stati aggiunti additivi o altre sostanze, capace di funzionare come principale componente strutturale di materiali e oggetti finiti), ai quali è stato additivato bambù nella forma di fibra, farine o altri derivati e in percentuale variabile.

Come abbiamo visto in questo articolo, l’utilizzo della fibra o farina di bambù nella produzione di articoli plastici destinati a contatto con gli alimenti è da tempo sotto la lente d’ingrandimento dell’EFSA, poiché i prodotti così composti non sono contemplati dai regolamenti attualmente in vigore e possono rappresentare un rischio importante per la salute dei consumatori.
La recente e massiccia diffusione di questi materiali sul mercato europeo e il frequente verificarsi di fenomeni di migrazione oltre le soglie di sicurezza di sostanze pericolose per la salute umana (nel 40% dei campioni analizzati in Europa), in particolare melammina-formaldeide, ha portato alcuni Paesi, tra i quali adesso anche la Francia, a vietarne la commercializzazione sul proprio territorio, seppure in assenza di regolamenti specifici armonizzati.
Al rischio migrazione, inoltre, si aggiunge l’aggravante costituita dal fatto che tali articoli – stoviglie e posate, tazze e bicchieri, “lunch-box” e oggetti simili – sono per lo più destinati ai bambini, in ragione della possibilità di realizzarli in colorazioni varie e sgargianti, particolarmente gradite da questa fascia di utilizzatori.

MOCA in plastica e bambù: materiali non conformi

Il Regolamento 2011/10/UE, che indica i criteri secondo i quali è possibile produrre e commercializzare materiali plastici destinati al contatto con gli alimenti, include un cosiddetto “elenco positivo”, cioè una lista di sostanze autorizzate nella fabbricazione di questi articoli. La questione nasce dal fatto che il bambù non è incluso in tale lista: in linea teorica, questi prodotti non possono essere né prodotti né commercializzati sul territorio europeo.

La Commissione europea ha confermato tale interpretazione nel giugno 2020, quando ha pubblicato la relazione con le considerazioni sull’argomento del Comitato permanente per le piante, gli animali e i mangimi (PPFF). In questa occasione è stato evidenziato come il bambù, non trattandosi di pianta a fusto legnoso ma di un’erba appartenente alla famiglia delle graminacee, non possa rientrare nella classe di materiali autorizzati al contatto con gli alimenti FCM n° 96 (“farine e fibre di legno non trattate”), e dunque come sia necessario valutare caso per caso, cioè verificare la sicurezza di ciascun materiale così composto e destinato ai consumatori europei.

MOCA in plastica e bambù: si possono commercializzare?

La Nota della Repressione Frodi francese ha rimarcato la non-conformità di tali materiali ai regolamenti europei e ne ha vietato esplicitamente l’immissione sul mercato nazionale. Tale decisione è stata presa in conseguenza all’evidenza delle prove scientifiche: è, infatti, ormai dimostrato come l’utilizzo delle fibre di bambù nelle plastiche abbia l’effetto di destabilizzare il prodotto finito, in ragione dei fenomeni di migrazione di molecole estremamente preoccupanti che abbiamo visto essere statisticamente rilevanti, ovvero registrati con frequenza maggiore rispetto a quanto avvenga nei prodotti plastici convenzionali.

Fermo restando il divieto, la DGCCRF lascia aperta una possibilità per tutti gli operatori che desiderassero commercializzare legalmente questo tipo di prodotti: presentare una domanda di autorizzazione delle fibre di bambù come additivo nelle materie plastiche. Domanda alla quale dovrà seguire una valutazione da parte di EFSA, ai sensi degli artt. 8-12 del Regolamento 2004/1935/CE.
Qualora EFSA esprimesse parere positivo, le fibre o le farine di bambù verrebbero inserite nell’elenco positivo del Regolamento 2011/10/UE. Solo in questo modo diverrebbero conformi e sarebbero, così, ammesse nella produzione e nella commercializzazione di MOCA in materie plastiche su tutto il territorio comunitario.

Per saperne di più, contatta i nostri esperti telefonando allo 058340011 o scrivendo a productsafety@ecolstudio.com

Ti è stato utile questo articolo?

Clicca su una stella e vota l'articolo!

Voto medio 4 / 5. Risultato: 2

Questo articolo non è ancora stato votato. Votalo per primo!