Entro il mese di luglio 2020 sarà approvato il nuovo decreto che recepiscie le direttive europee del “Pacchetto Economia Circolare” e, in particolare, la n° 851/2018, che modifica la “Direttiva Quadro Rifiuti” 2008/98/CE. Lo ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa durante la maratona “Green Deal per l’Italia” del 26 giugno scorso su RaiPlay.
Confermati i target sui rifiuti
A due anni dall’approvazione delle quattro Direttive da parte del Parlamento europeo entrate in vigore il 4 luglio 2018 (nn° 849/2018, 850/2018, 851/2018 e 852/2018), è arrivato il momento di recepire quella che, a ragion veduta, può essere considerata la più rilevante. Andrà, infatti, a modificare il Testo Unico Ambientale apportando importanti novità con un impatto considerevole anche sul piano economico e finanziario.
Tutto è finalizzato al raggiungimento deli obiettivi per i rifiuti, che sono perfettamente allineati a quelli europei:
- 65% di riciclo da raggiungere entro il 2035 attraverso due step: il 55% entro il 2025 e il 60% entro il 2030;
- Soglia massima di conferimento in discarica al 10% entro il 2035.
Il Programma Nazionale Rifiuti
La nuova norma entrerà in vigore, presumibilmente, dopo l’estate: da quel momento, entro 18 mesi dovrà essere predisposto e approvato il “Programma nazionale rifiuti” cioè una strategia che costituisca “la cornice di riferimento entro cui collocare le azione e gli interventi necessari ad assicurare lo sviluppo industriale, coerentemente con il raggiungimento degli obiettivi ambientali”.
Si tratta di una novità assoluta nel contesto italiano, dalla quale si attende una ridefinizione della mappa degli impianti di gestione e trattamento dei rifiuti urbani.
L’obiettivo principale è, infatti, quello di uniformare la diffusione degli impianti sull’intero territorio nazionale, mettendo fine al forte sbilanciamento verso il Nord Italia e rendendo le Regioni autosufficienti nel trattamento dei propri scarti – attualmente, sono 14 su 20 quelle costrette a esportare i rifiuti per mancanza di impianti.
Il Programma Nazionale Rifiuti conterrà:
- I dati sulla produzione nazionale dei rifiuti;
- L’elenco degli impianti attivi sull’intero territorio nazionale, suddivisi per regione e tipologia;
- I criteri con i quali definire i piani per realizzare gli obiettivi di circolarità (riduzione, riciclo, recupero) relativamente a flussi di rifiuti specifici;
- I criteri per razionalizzare la gestione degli impianti sulla base di distretti interregionali che consentano di operare secondo il principio di prossimità;
- I criteri per definire il grado di soddisfacimento degli obiettivi UE sui rifiuti, compresa la definizione di obiettivi intermedi e delle politiche per raggiungerli;
- L’individuazione dei flussi di rifiuti il cui smaltimento o recupero risulti particolarmente problematico e dei relativi fabbisogni impiantistici;
- Un piano nazionale di comunicazione e conoscenza delle tematiche ambientali;
- Un piano di gestione dei materiali derivanti da crolli o demolizioni per eventi sismici.
Più rifiuti assimilabili agli urbani
Il nuovo decreto prevede una nuova classificazione dei rifiuti non domestici e provenienti da “altre fonti” assibilabili agli urbani. Questo potrebbe implicare, in Italia, un aumento di 8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani l’anno, per un totale di 38 milioni di tonnellate a fronte degli attuali 30 milioni (dato 2018).
Un aumento che rischia di acuire l’annosa problematica del deficit impiantistico italiano: è evidente come, per il raggiungimento degli obiettivi europei di economia circolare, sia urgente il potenziamento del parco impianti nazionale, ivi compresi quelli di incenerimento. La nuova capacità impiantisca per il recupero energetico, infatti, è stimato che debba aumentare del 25%: quella necessaria a trattare circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti in più – quantità costituita, da un lato, dalla percentuale di materiali che dovranno essere sottratti alle discariche, dall’altro, dai nuovi rifiuti assimilabili agli urbani.
Un’ulteriore importante conseguenza di questo cambiamento sarà la crescita del gettito TARI, che si stima raggiunga i 15 miliardi di euro, con una maggiore ripartizione tra utenze domestiche e non domestiche: in tale nuovo scenario, il rapporto è destinato a raggiungere il 50%-50%, mentre a oggi assistiamo a un flusso decisamente sbilanciato verso le utenze domestiche (66%).
Più responsabilità al produttore
Un’altra grande novità riguarda la Responsabilità estesa del produttore dei rifiuti: uno dei capisaldi del Pacchetto Economia Circolare, come ribadito nel nuovo Piano di azione europeo, al fine di prevenire la produzione dei rifiuti incentivando i produttori ad allungare il ciclo di vita di materiali e prodotti.
L’estensione della responsabilità riguarderà altre categorie di materiali oltre a quanto già avviene per gli imballaggi, sollevando i cittadini dalla gran parte dei costi della raccolta. Fatto che determinerà un’ulteriore ripartizione della TARI redistribuendone la maggior parte degli oneri ai consorzi.
Rifiuti: una nuova opportunità
Anche perché farà emergere con maggiore evidenza le criticità del sistema di gestione dei rifiuti nazionale, vogliamo credere che il recepimento del Pacchetto Economia Circolare rappresenti una straordinaria opportunità per giungere, finalmente, a soluzioni condivise e sostenibili, in grado di farci compiere decisi passi avanti verso la conciliazione dello sviluppo economico con la tutela dell’ambiente e dei cittadini.
Certamente, è iniziato il cammino che ci porterà a riconsiderare radicalmente il concetto stesso di “rifiuto”: l’economia circolare inizia da qui, dal prendere consapevolezza che non esistono rifiuti ma soltanto materiali e risorse.
Non resta che seguire i prossimi sviluppi!
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