Il Green Deal europeo in pillole: che cos’è e cosa prevede

Reading Time: 4 min.

La recente presentazione del piano finanziario per attuare gli obiettivi del Green Deal europeo rappresenta un vero spartiacque nell’azione e nella comunicazione ambientale dell’Unione Europea. Pur prendendo dichiaratamente le mosse dal Green New Deal statunitense, il quale a sua volta si ispira al più celebre New Deal di Roosvelt, l’obiettivo del piano nostrano è assai più concreto: combattere l’emergenza climatica incentivando l’“economia verde” in tutti gli Stati membri per raggiungere le emissioni zero entro il 2050. Il messaggio del vicepresidente della Commissione europea Vladis Dombrovskis non lascia spazio alle incomprensioni: “Quando si fanno investimenti occorre pensare verde”. Aziende e organizzazioni avvisate: decarbonizzazione e sostenibilità sono le parole chiave per chi vuole conquistare incentivi e mercati.

 

Il Green Deal europeo in pillole

In estrema sintesi, il Green Deal europeo vuole migliorare lo stato di salute dell’ambiente e dei cittadini rendendo i propri Stati membri climate-neutral ovvero riducendo le emissioni e le fonti di inquinamento e, al contempo, sviluppando una nuova economia capace di generare nuovi posti di lavoro. Ambiente e sviluppo economico non sono mai stati così vicini:

The European Green Deal is our new growth strategy. It will help us cut emissions while creating jobs.

Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea

 

We propose a green and inclusive transition to help improve people’s well-being and secure a healthy planet for generations to come.

Frans Timmermans, Vicepresidente Esecutivo della Commissione Europea

Tutto ciò si traduce in azioni che possiamo raggruppare in cinque ambiti:

  1. Clima: L’Unione Europea punta a diventare climate-neutral, cioè a emissioni zero, entro il 2050. Per far questo, proporrà una legge comunitaria sul clima che non soltanto tradurrà in obblighi e prescrizioni questa volontà, ma indicherà la strada ai nuovi investimenti per enti e imprese;
  2. Energia: In questo ambito, l’obiettivo è la totale decarbonizzazione del sistema energetico europeo. A oggi, infatti, la produzione e l’uso di energie più del 75% delle emissioni di gas serra: l’affrancamento dal petrolio e dalle altre fonti fossili è il prerequisito essenziale per contrastare il cambiamento climatico;
  3. Costruzioni: Uno dei punti cardine del Green Deal dovrà necessariamente coinvolgere anche le strutture edilizie pubbliche e private. Il 40% del consumo energetico è, infatti, da imputare all’edilizia: costruire o ristrutturare gli edifici con le tecnologie più avanzate permetterà ai cittadini di ridurre drasticamente i consumi energetici e, quindi, anche le bollette;
  4. Industria: Oggi, soltanto il 12% delle attività industriali europee impiega materiali riciclati nei processi produttivi. Per questo, il Green Deal europeo dovrà incentivare le innovazioni in tutti i settori industriali per realizzare progetti concreti di economia circolare;
  5. Mobilità: I trasporti sono all’origine del 25% delle emissioni di gas serra: un’Europa più green non può prescindere da forme più sostenibili di mobilità pubblica e privata.

 

Il piano finanziario del Green Deal europeo

Come abbiamo visto, i cambiamenti coinvolgono i principali settori industriali e civili: il volume delle risorse richiederà necessariamente un lungo periodo di investimenti, da suddividere in più periodi e ambiti. In questa prima fase, il piano economico del Green Deal, consultabile sul sito della Commissione europea, prevede di:

  • stanziare almeno 1000 miliardi di euro da erogare nei prossimi 10 anni come finanziamenti a sostegno di investimenti sostenibili;
  • creare le condizioni affinché sia i privati sia il settore pubblico investa in iniziative sostenibili tali da intercettare questi incentivi;
  • supportare le amministrazioni pubbliche e i promotori dei progetti per individuare, strutturare e rendere esecutivi tali progetti sostenibili.

Due sono gli strumenti che attuano il Green Deal europeo:

  1. Il piano degli investimenti sostenibili
  2. Il Just Transition Mechanism.

 

Il piano degli investimenti sostenibili

È suddiviso tra fondi del bilancio europeo, stimati per almeno il 25% del totale ovvero una cifra che ammonta a 485 miliardi di euro fino al 2030, cofinanziamento dei privati e prestiti dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), la quale ha già annunciato che il 50% degli investimenti entro il 2025 sarà dedicato a progetti green. L’obiettivo di tali investimenti è suddiviso in due momenti:

  • riduzione del 40% delle emissioni entro il 2030;
  • riduzione del 100% delle emissioni entro il 2050.

 

Il Just Transition Mechanism

Il “Fondo di Transizione Giusta” vuole sostenere le aree che si troveranno, economicamente e socialmente, più in difficoltà durante il periodo di transizione. Pensiamo ad esempio alla Polonia, i cui sistemi energetici sono ancora troppo vincolati al filiera del carbone e della lignite per riuscire a raggiungere il target nei tempi fissati dall’Europa: Varsavia ha, infatti, già espresso le sue perplessità sul Green Deal.
Il Fondo punta a incentivare nuove tecnologie preservando i posti di lavoro, riducendo dunque quanto più possibile l’inevitabile impatto sociale della transizione: sono previsti 7,5 miliardi di euro da erogare tramite la piattaforma InvestEU con l’obiettivo di innescare ulteriori prestiti dalla BEI e smuovere fondi privati per circa 45 miliardi di euro da destinare a progetti sostenibili.

 

Adesso che le basi per un futuro sostenibile sono gettate, non resta che rimboccarsi le maniche per attuare le prime azioni. La Commissione Europea ha pensato a tutto, ed è proprio in questo che il Green Deal EU si distingue dal Green New Deal USA: la tabella di marcia è fitta di azioni a scadenza ravvicinata, a partire da subito.
Buon lavoro, dunque, all’Europa cioè a ognuno di noi: costruire un mondo migliore è un dovere per tutti. Gli incentivi economici all’orizzonte dovrebbero soltanto ricordarci che cosa è necessario fare per permettere che anche i nostri figli e nipoti abbiano le stesse nostre opportunità di sviluppo. Occorre ripensare profondamente l’economia mettendo al centro l’ecosistema globale, ovvero (anche) noi stessi in quanto esseri viventi la cui sopravvivenza dipende da quella del proprio habitat e viceversa. Far parte di una grande comunità come quella europea rappresenta oggi un indiscusso punto di forza, un valore distintivo nel complesso e affollato scacchiere economico mondiale, uno strumento in più per trovare – insieme – soluzioni efficaci a questi nuovi bisogni collettivi. Come amiamo ricordare, l’unione fa sempre la forza: partnership for leadership!

Resta sempre aggiornato sulle tematiche di tuo interesse: Ambiente, Salute e Sicurezza, Qualità del Prodotto. Clicca sull’immagine qui sotto, scegli il tuo ambito e iscriviti alla News Better Ecol Studio: è gratuito!

Iscriviti alla News Better Ecol Studio!

Ti è stato utile questo articolo?

Clicca su una stella e vota l'articolo!

Voto medio 4 / 5. Risultato: 1

Questo articolo non è ancora stato votato. Votalo per primo!

2 Commenti

  1. […] È così che la Commissione europea ha battezzato il poderoso riesame del quadro legislativo in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità che dovrà aggiudicarci la leadership nella transizione verde in vista dell’obiettivo supremo: diventare il primo continente a neutralità climatica al 2050, nel pieno rispetto della tabella di marcia del Green Deal europeo. […]