Fit for 55: i 13 punti per la decarbonizzazione dell’Europa

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Fit for 55 è il piano di azione europeo per raggiungere l’obiettivo al 2030 di riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 55% rispetto ai livelli del 1990, come stabilito nella recente legge europea sul clima, il cosiddetto Climate Act.

È così che la Commissione europea ha battezzato il poderoso riesame del quadro legislativo in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità che dovrà aggiudicarci la leadership nella transizione verde in vista dell’obiettivo supremo: diventare il primo continente a neutralità climatica al 2050, nel pieno rispetto della tabella di marcia del Green Deal europeo.

Il 14 luglio scorso è stato presentato da Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione, il pacchetto di proposte legislative con cui l’esecutivo dell’Unione imposta la strada per tradurre in pratica il Green Deal ovvero conseguire gli obiettivi fissati dalla legge europea sul clima.

Sono 13 le proposte avanzate dalla Commissione nel pacchetto “Fit for 55”. Alcune aggiornano una legislazione già esistente, altre rappresentano invece disposizioni inedite. Vediamo quali sono nel dettaglio:

  1. Revisione dell’Emission Trading Scheme (ETS), il sistema di scambio di quote di emissione il cui valore è oggi fissato a 50 euro per tonnellata di CO2. Si tratta l’innovazione più importante del pacchetto e riveste un ruolo centrale nel piano di transizione energetica: si riducono ora le emissioni di oltre il 60% per il 2030, rispetto al 2005, e si estende il sistema di quote al settore marittimo e all’aviazione. Entro il 2035 per il trasporto aereo sarà eliminata gradualmente l’assegnazione gratuita di quote, a oggi uno strumento importante per consentire ai settori più svantaggiati di non perdere di competitività. Parallelamente all’ETS, verrà istituito entro i prossimi cinque anni un sistema equivalente di mercato per il settore dei trasporti e edile, che verrà applicato a monte della catena di produzione dei combustibili loro destinati. L’obiettivo di queste misure è ottenere un gettito fiscale di circa 100 miliardi di euro derivante da un prezzo sul carbonio emesso applicato ad almeno due terzi di tutte le emissioni europee, così da aumentare il fondo destinato all’innovazione e alla modernizzazione dei singoli Stati membri e tutelare i cittadini dall’eventuale impatto sociale di queste misure.

  2. Revisione del Regolamento sulla condivisione degli sforzi (ESR – Effort Sharing Regulation): a ogni Stato membro vengono assegnati obiettivi rafforzati di riduzione delle emissioni relativamente agli edifici, al trasporto stradale e marittimo interno, all’agricoltura, ai rifiuti e alle piccole industrie. Obiettivi che sono calibrati in modo oculato e personalizzato sulla base delle condizioni di ciascun Paese.

  3. Revisione del Regolamento sull’uso del suolo e la silvicoltura (LULUCF – Land Use, Land-Use Change and Forestry Regulation): L’obiettivo è incentivare un uso del suolo rispettoso del clima ovvero garantire che le emissioni derivanti dall’uso del suolo siano compensate da un assorbimento di CO2 equivalente tramite azioni mirate nei settori agricolo e forestale secondo la regola “no debiti”. Da un lato, si individuano agricoltori e silvicoltori in quanto attori sinergici e strategici per lo stoccaggio del carbonio assorbito dall’atmosfera nel suolo, ampliando il campo di applicazione del regolamento dalle sole foreste a tutti gli usi del suolo; dall’altro si perfeziona la metodologia di contabilizzazione delle emissioni, includendovi ora anche quelle da biomassa utilizzate nella produzione di energia. Questa revisione si allinea agli impegni presi singolarmente dai Paesi aderenti al Protocollo di Kyoto fino al 2020 e li proietta verso il 2030, definendoli per la prima volta a livello comunitario.

  4. Revisione della Direttiva sulle Energie Rinnovabili (RED – Renewable Energy Directive): Poiché la produzione di energia è responsabile di oltre il 75% delle emissioni di gas serra in Europa, un maggior ricorso alle energie rinnovabili in ogni settore economico è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 e al 2050. La revisione si propone di tradurre in legge gli indirizzi pubblicati nel 2020 in merito alle strategie per l’integrazione del sistema energetico e per lo sviluppo della produzione da idrogeno: tanto la creazione di un sistema integrato basato sulle energie rinnovabili quanto l’innovazione mirata a rendere l’idrogeno una soluzione praticabile e conveniente, dovrebbero rivelarsi soluzioni chiave per la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% per il 2030; il ricorso alle energie rinnovabili, in particolare, dovrà contribuire al mix energetico dal 32% attualmente previsto al 40%. Anche i trasporti e i sistemi di riscaldamento e raffreddamento saranno coinvolti: laddove la conversione a un’elettrificazione da energie green è ancora poco praticabile, sarà promosso l’uso di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio incluso l’idrogeno.

  5. Revisione della Direttiva sull’Efficienza Energetica (EED – Energy Efficiency Directive): La revisione rende vincolante l’obiettivo di efficienza energetica e lo aumenta di un ulteriore 9% per il 2030. In particolare, gli obiettivi sono ora stabiliti al 39% per il consumo di energia primaria e al 36% per quella finale, calcolati rispetto alle proiezioni di riferimento aggiornate al 2020. Di conseguenza, il consumo energetico complessivo dell’Unione non dovrà eccedere i 1023 milioni di tonnellate di petrolio equivalente (mtpe) per l’energia primaria e i 787 mtpe per quella secondaria entro il 2030. Ogni Paese potrà contribuire al raggiungimento di questi obiettivi fissando quote nazionali indicative sulla base di una serie di criteri oggettivi; qualora alcuni non dovessero raggiungerli, è previsto un meccanismo per colmare le lacune. Rispetto all’attuale risparmio energetico annuo dello 0,8%, secondo questa proposta i Paesi membri dovranno raddoppiare il proprio sforzo arrivando a un risparmio dell’1,5% dal 2024 al 2030. Il settore pubblico dovrà, invece, impegnarsi maggiormente ottenendo una riduzione annua dell’1,7%, al fine di rafforzare il ruolo trainante e di esempio per un’ampia gamma di attività e servizi; a tale scopo, i requisiti di efficienza energetica dovranno avere un ruolo più importante anche per l’assegnazione degli appalti pubblici (Green Public Procurement).
    Per le imprese il cui consumo di energia supera i 100 TJ annui, è previsto l’obbligo di adottare un sistema di gestione energetico, qualora già non lo abbiano implementato, e di sottoporsi a un audit quadriennale. Per tutte vigerà l’obbligo di prendere visione delle raccomandazioni di audit, così da diffondere una maggiore consapevolezza del proprio potenziale di risparmio energetico.

  6. Revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia: L’attuale versione della Direttiva, approvata nel 2003, presenta criticità rilevanti come il mancato adeguamento delle aliquote fiscali all’inflazione per i prodotti energetici, quali il riscaldamento e i combustibili per il trasporto e l’elettricità e, soprattutto, la maggior tassazione a carico dell’energia elettrica a tutto vantaggio dei combustibili fossili che, a oggi, godono di esenzioni e aliquote più basse pari a circa quattro volte la spesa fiscale per le energie rinnovabili. La revisione dovrà, quindi, ribaltare l’attuale rapporto tra fonti energetiche e tassazione, con un conseguente importante impatto sull’industria dei combustibili fossili. Le modifiche alla Direttiva dovranno essere prese all’unanimità dai Paesi membri: condizione che già in passato ha vanificato un primo tentativo di revisione.

  7. Revisione della Direttiva sulle infrastrutture per i combustibili alternativi (AFID – Alternative Fuels Infrastructure): La progressiva diffusione di veicoli a propulsione elettrica in tutta l’Unione e il contributo che i combustibili alternativi, incluso l’idrogeno, possono dare al raggiungimento degli obiettivi climatici, spinge la  Commissione ad accelerare sulla diffusione delle strutture per la ricarica e il rifornimento di questi veicoli. Si prevede ora di installare 1 milione di colonnine per la ricarica entro il 2025 su tutto il territorio comunitario, che diventeranno 3 milioni entro il 2030. Inoltre, la revisione della direttiva AFID si propone di rendere più trasparenti i prezzi dei combustibili alternativi e di agevolare i pagamenti transfrontalieri durante la ricarica dei veicoli elettrici.

  8. Revisione del Regolamento sugli standard di emissione di CO2 per auto e furgoni: Il regolamento attualmente in vigore fissa un budget massimo di CO2 sulla base del peso dei veicoli immatricolati in un anno, prevedendo il pagamento di una penale qualora la quota di emissioni superi il limite prefissato. La revisione del regolamento prevede una riduzione delle emissioni per i nuovi veicoli dal 60% al 90% entro il 2030, inasprendo le sanzioni per le case automobilistiche che non dovessero raggiungere l’obiettivo. A tal fine si prospetta una nuova norma sulle emissioni denominata “Euro 7” che, di fatto, avrà il compito di spingere i produttori di veicoli sul mercato europeo ad abbandonare definitivamente il motore a combustione per l’elettrico.

  9. Nuova Strategia Forestale: Il “Fit for 55” individua nel patrimonio forestale comunitario un alleato strategico per il raggiungimento degli obiettivi del Climate Act e per arrestare la perdita di biodiversità. È per questo che, con la nuova strategia forestale, l’Unione si impegna a piantare 3 miliardi di alberi in più entro il 2030 e a formulare regole di governance più vincolanti e trasparenti per la silvicoltura. Il Parlamento europeo ha invitato la Commissione a rivedere la strategia tenendo conto, oltre al ruolo delle foreste nella lotta ai cambiamenti climatici, anche quello economico: i Paesi con le produzioni forestali più importanti, infatti, potrebbero avere ricadute economiche negative in conseguenza alla nuova strategia.

  10. Meccanismo di regolazione del carbonio alle frontiere (CBAM – Carbon Border Adjustment Mechanism): Si tratta di un’innovazione al fine di tutelare le imprese europee dalla concorrenza dei Paesi extracomunitari con regole ambientali meno stringenti, che prevede l’istituzione di un dazio sul carbonio in ingresso. Inizialmente si applicherà alle importazioni di settori che presentano livelli più alti di emissioni di carbonio e con un più alto rischio di ricollocazione delle emissioni, quali la produzione di ferro, acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti ed energia elettrica. Per tali settori, inoltre, è prevista la graduale eliminazione delle quote gratuite nell’ambito dell’Emission Trading Scheme (ETS).

  11. Strumento sociale per l’azione per il clima: Le azioni del pacchetto “Fit for 55” sono destinate ad avere un impatto destabilizzante su alcuni comparti economici, con il rischio di aggravare la situazione dei cittadini più vulnerabili. Per prevenire tale rischio e compensare i costi sociali di questa transizione, dovrà essere istituito un fondo dedicato, a uso degli Stati membri sulla base delle relative esigenze, destinandovi almeno il 50% dei ricavi generati dal nuovo ETS.

  12. ReFuel Aviation: È previsto un piano graduale per la sostituzione dei carburanti attualmente in uso nell’aviazione con analoghi più ecologici cioè in grado di produrre una quantità minore di emissioni. I cosiddetti “carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF)” sono attualmente realizzati da biocarburanti avanzati ed elettrocarburanti da fonti rinnovabili e sono impiegati per meno dell’1%, in ragione della produzione limitata e ad alto costo. Il piano per l’adozione dei SAF prevede una quantità minima obbligatoria del 2% entro il 2025, del 5% per il 2030, del 20% per il 2035, del 32% per il 2040 e del 63% per il 2050; parallelamente, si ipotizza di promuovere anche l’utilizzo di idrogeno da elettrolisi a partire dal 2030, con un tasso minimo dello 0,7%, per arrivare ad almeno il 25% entro il 2050.

  13. ReFuel Maritime: Allo stesso modo, anche il settore dei trasporti marittimi dovrà diventare “verde” cioè progressivamente decarbonizzato; il traffico navale produce, infatti, circa il 3-4% delle emissioni totali di anidride carbonica europee e l’11% dell’intero comparto dei trasporti. Tuttavia, diversamente dall’aviazione, non si prevede di fissare delle soglie minime graduali di “carburanti sostenibili”, in ragione del ridotto potere energetico di questi rispetto ai carburanti tradizionali che richiederebbe l’adozione di serbatoi di gran lunga più capienti di quelli attuali, quanto piuttosto di fissare degli “obiettivi di intensità dei gas serra” crescenti negli anni.

Fif for 55 segna, quindi, soltanto l’inizio di un cammino: si tratta di una proposta che deve ora essere discussa dagli Stati membri e dal Parlamento europeo, ai quali spetta l’arduo e complesso compito di trovare un compromesso su ogni singolo punto e giungere a una legislazione armonizzata.

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