Morti sul lavoro. Dobbiamo formare di più

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Secondo un recente articolo del settimanale L’Espresso, che attinge a dati dell’Osservatorio indipendente dei morti sul lavoro, dall’inizio del 2019 i morti sul lavoro hanno già superato quota 100.
L’Osservatorio è coordinato da Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di Barberino Tavernelle (Fi): grazie a lui, è possibile avere il conto aggiornato di questa inconcepibile emergenza. Il risultato è un fiume di nomi, volti e storie che si gonfia di giorno in giorno, una macabra rassegna simbolo di un Paese impotente sui temi che davvero contano.
Agricoltori travolti dai trattori, operai che precipitano dai ponteggi o che restano schiacciati nei rulli delle presse, esplosioni e scariche elettriche fatali e, ancora, tanti troppi incidenti mortali sulla strada da casa all’azienda o durante il quotidiano servizio. È il triste bollettino di una guerra silenziosa che in Italia miete, inesorabilmente, 3 vittime al giorno. A essere pignoli e stando ai dati dell’anno appena concluso: 3,049 vittime al giorno. Le vittime del 2018 sono 1.113, 104 in più rispetto al 2017.

 

I primi dati ufficiali del 2019

I dati INAIL per il 2019 al momento si limitano al primo mese dell’anno e ci descrivono un quadro nella media. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate nel mese di gennaio 2019 sono 44: in calo del 34,3% rispetto a quelle dello stesso mese del 2017. L’inflessione, tuttavia, non può essere significativa: il dato sull’anno in corso è ancora poco indicativo e occorre tener conto dell’andamento dell’occupazione, che a gennaio ancora vede un tasso di disoccupazione fermo al 10,5%.
INAIL sottolinea inoltre come il lieve segnale positivo si registri nel settore industriale e dei servizi, mentre in agricoltura i dati eguagliano quelli dell’anno precedente. Pare che niente si sia ancora fatto in uno dei contesti storicamente più critici: oggi, morire schiacciati da un trattore sembra rientrare nel “naturale ordine delle cose” del settore primario, al punto da non fare più nemmeno notizia.

Dobbiamo fare qualcosa

L’inflessione negativa degli infortuni sul lavoro per il primo mese del 2019, se da un lato offre un minimo di conforto in un quadro che niente ha di confortante, dall’altro deve spingerci a fare molto di più di quanto stiamo facendo oggi. A gennaio 2019, 44 persone in Italia non sono più tornate a casa dal lavoro: sono 23 in meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, ma sono sempre troppe; un Paese come il nostro non può concepirlo, non può considerarlo un dato “fisiologico”.

Come abbiamo già visto in questo articolo, in Italia è urgente agire: troppo poco si è fatto, ad oggi, in quanto a formazione professionale sui temi EHS. Come se non bastasse la gravità del bollettino dei caduti sul lavoro, la scarsa propensione alla formazione compromette anche la produttività e la competitività del nostro Paese sullo scacchiere della globalizzazione.

 

Obiettivo zero

L’obiettivo di una corretta formazione sul lavoro in tema di salute e sicurezza non deve permettersi approssimazioni o compromessi: occorre puntare alla soglia zero. Non un limite a cui tendere, ma un reale obiettivo che ci impegniamo, tutti, concretamente a raggiungere. Zero infortuni, zero malattie professionali, zero decessi sul lavoro.
Ambizioso? Certo. Utopico? Forse. Possibile? Sì, a patto di iniziare, fin da ora, a costruire una nuova cultura del lavoro e una nuova consapevolezza in tema di ambiente, salute e sicurezza.
Occorre cambiare la mentalità delle persone. Occorre rivoluzionarne il pensiero e i comportamenti. Occorre gettare le basi per una più consapevole responsabilità, affinché ogni lavoratore prenda coscienza delle conseguenze che le proprie azioni, anche le più piccole, hanno sulla vita propria e dei colleghi.
Come possiamo riuscirci?
Il cambiamento non si insegna né si impone, ma si induce con l’esempio dei comportamenti e, soprattutto, mettendo a disposizione nuovi strumenti. “Cambia gli strumenti dell’uomo e cambierai il mondo,” ha detto Tim Berners-Lee, l’inventore del web. Massima universalmente valida e che possiamo applicare anche in questo ambito. Per dar vita a una vera rivoluzione, dobbiamo cambiare gli strumenti con cui sensibilizzare e formare lavoratori e preposti su temi di Ambiente, Salute e Sicurezza sul lavoro.

 

Le nuove frontiere della formazione avanzata EHS

Attraverso un approccio esperienziale basato sulla teoria dell’experimental learning di David Kolb, il più grande teorico contemporaneo dell’educazione professionale, il luogo di lavoro può diventare l’ambiente ideale per l’apprendimento. Partecipando attivamente e assumendo, grazie alla guida dei docenti, atteggiamenti positivi, i lavoratori interiorizzano le problematiche e le soluzioni finalizzate a un comportamento sicuro in azienda facendone esperienza, in modo preventivo e metaforico, attraverso le attività formative.

Concretamente, tutto questo è possibile attraverso strumenti formativi che si avvalgono, in varia misura, di una modalità di apprendimento esperienziale quale, ad esempio, la gamification. È così che nasce il concept ICAR’E: una piattaforma di strumenti evoluti per innescare un vero cambiamento culturale nelle nostre aziende in quanto ad Ambiente, Salute e Sicurezza sul Lavoro.

Cliccando qui, puoi scoprire nel dettaglio tutti gli strumenti ICAR’E e come metterli in pratica nella tua azienda. Per maggiori informazioni o se hai bisogno di aiuto in ambito EHS, non esitare a contattarci!
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