Il 23 dicembre 2020 è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale europea n° L435/1 la Direttiva (UE) 2020/2184 del 16 dicembre 2020 che riguarda le acque destinate al consumo umano e che entra in vigore il 12 gennaio 2021, abrogando la Direttiva 1998/83/CE.
Un nuovo approccio alla sicurezza
La Direttiva 2184/2020 vuole, innanzi tutto, adeguare la sorveglianza sull’acqua destinata al consumo umano al progresso scientifico. In particolare, le nuove disposizioni si basano sulle più recenti evidenze raccolte dall’OMS e sul principio di precauzione, cioè su un approccio mirato a garantirne la sicurezza lungo tutta la catena di approvvigionamento – dal bacino idrografico al rubinetto –, abbattendo i possibili rischi per la salute umana.
Dopo più di 20 anni si rinnova, così, la normativa europea sulle acque destinate al consumo umano e lo fa in direzione di un miglioramento qualitativo di questa preziosa risorsa. Impone, infatti, un monitoraggio più rigoroso di una serie di parametri, che si traduce in limitazioni più stringenti per vari contaminanti. Batteri come l’Escherichia coli e la Legionella, perturbatori endocrini quali i PFAS, prodotti farmaceutici e fitosanitari, microplastiche e inquinanti di vario tipo: la nuova direttiva prende in esame tutto ciò che può interferire con la qualità e la sicurezza dell’acqua, e quindi costituire un fattore di rischio la salute umana.
Inoltre, entro il 2022 la Commissione dovrà redigere un elenco di sostanze e composti autorizzati al contatto con l’acqua potabile.
Da una proposta della società civile
Come si legge all’art. 1, la Direttiva 2184/2020 ha l’obiettivo di proteggere “la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano, garantendone la salubrità e la pulizia, nonché” migliorare “l’accesso alle acque destinate al consumo umano” da parte di tutti i cittadini, con particolare riferimento ai gruppi sociali più vulnerabili.
Obiettivi che sono il risultato, anche, di una proposta a opera della società civile, in applicazione del diritto di iniziativa dei cittadini europei (ICE) introdotto con il trattato di Lisbona. Tra il 2012 e il 2013, con la campagna Right2Water, “Water and sanitation are a human right! Water is a public good, not a commodity!” circa 1.700.000 cittadini europei di 13 Paesi si sono mobilitati per ottenere un maggiore impegno, da parte dell’Unione e di tutti gli Stati membri, a garantire il diritto umano all’acqua e ai servizi igienici.
Nuovi standard per i materiali a contatto con l’acqua
Tutto ciò si traduce in nuovi standard qualitativi (artt. 5-10) e requisiti di igiene per i materiali (art. 11), nonché per i prodotti chimici per il trattamento e la filtrazione (art. 12) che entrano a contatto con l’acqua destinata al consumo umano. Tubi, condutture e rubinetti, imballaggi e contenitori, materiali filtranti: l’obiettivo è ridurre il rischio di migrazione di sostanze pericolose o indesiderate nell’acqua.
I parametri, elencati con i rispettivi valori limite nelle parti A, B, C e D dell’allegato I alla direttiva, si suddividono in:
- Parametri microbiologici: enterococchi intestinali, Escherichia coli;
- Parametri chimici: Acrilammide, Antimonio, Arsenico, Benzene, Benzo(a)pirene, Bisfenolo A, Boro, Bromato, Cadmio, Clorato, Clorite, Cromo, Rame, Cianuro, 1,2-dicloroetano, Epicloridrina, Fluoruro, Acidi aloacetici (HAAs), Piombo, Mercurio, Microcistina-L-R, Nichel, Nitrati, Nitriti, Antiparassitari, PFAS, Idrocarburi policiclici aromatici, Selenio, Tetracloroetilene e tricloroetilene, Trialometani, Uranio, Vinilcloruro;
- Parametri indicatori: Alluminio, Ammonio, Cloruro, Clostridium perfrigens, Colore, Conduttività, Concentrazione di ioni idrogeno, Ferro, Manganese, Odore, Ossidabilità, Solfato, Sodio, Sapore, Conteggio delle colonie a 22 °C, Batteri coliformi, Carbonio organico totale, Torbidità;
- Parametri pertinenti per la valutazione del rischio dei sistemi di distribuzione domestici: Legionella, Piombo.
Nuovi limiti per i PFAS a catena lunga
Tra gli “osservati speciali” dalla Direttiva 2184/2020, come ci si attendeva, sono finiti i PFAS cioè i composti fluorurati ampiamente utilizzati nell’industria alimentare per conferire particolari caratteristiche ai materiali, imballaggi in primis. Come abbiamo visto in questo articolo, si tratta di sostanze con proprietà persistenti, bioaccumulanti e tossiche, particolarmente dannose per la salute umana poiché in grado di interferire con il sistema endocrino e quindi, potenzialmente, di compromettere il sistema riproduttivo e lo sviluppo embrionale.
La Direttiva 2184/2020 introduce limiti di concentrazione per i cosiddetti PFAS a catena lunga cioè quelli di più vecchia generazione e in fase di dismissione produttiva: 0,5 microgrammi al litro per “PFAS – totale”, cioè per la totalità delle sostanze per- e polifluoro alchiliche, e 0,1 microgrammi al litro per “somma di PFAS”, cioè la somma di tutte le sostanze per- e polifluoro alchiliche ritenute preoccupanti per quanto riguarda le acque destinate al consumo umano di cui all’allegato III, parte B, punto 3 della direttiva.
Il mercato di tali sostanze è già orientato alla sostituzione con equivalenti a catena corta, ovvero con prodotti polimerici che, come è stato assodato, non rappresentano un rischio significativo per la salute o la sicurezza. A differenza dei fluorotelomeri a catena lunga, infatti, queste sostanze di nuova generazione generano prodotti di degradazione meno tossici e meno persistenti.
Nonostante si tratti di composti ritenuti non pericolosi, c’è chi sottolinea la mancanza di limiti anche per i PFAS a catena corta, tra i parametri da monitorare nelle acque per il consumo umano elencati in allegato alla direttiva, auspicando un pronto aggiornamento.
Acqua migliore e più sicura = meno plastica
Secondo la Commissione europea, aumentare le caratteristiche qualitative e la sicurezza dell’acqua pubblica – nei confronti della quale i consumatori nutriranno, quindi, una maggiore fiducia – potrebbe ridurre del 17% il ricorso alle bottiglie di plastica.
A discrezione dei Paesi membri, infatti, potrà essere incoraggiato il consumo di acqua di rubinetto al posto di quella confezionata nel consumo domestico e anche nelle attività commerciali come bar e ristoranti, gratuitamente o a prezzi ribassati. Come ha sottolineato l’eurodeputata Simona Bonafè, questo potrebbe far risparmiare oltre 600 milioni di euro all’anno ai consumatori europei, con il positivo “effetto collaterale” di contribuire anche, insieme a un utilizzo crescente di r-PET, a ridurre la produzione di rifiuti plastici e l’inquinamento relativo negli oceani.
In particolare, questo provvedimento potrebbe giovare a Paesi come l’Italia, che nell’Unione è il maggior consumatore di acqua in bottiglia: con 200 litri annui pro-capite nel 2019, ha superato di quasi il doppio la media europea (118 litri).
Recepimento e periodo transitorio
Gli Stati membri hanno tempo fino al 12 gennaio 2023 per emanare le disposizioni nazionali in attuazione della Direttiva 2020/2184/UE. Dal giorno successivo sarà abrogata la Direttiva 1998/83/CE e ogni riferimento a quest’ultima sarà da intendersi alla nuova direttiva, secondo la tavola di concordanza di cui all’allegato VII.
Entro il 12 gennaio 2026 gli Stati membri devono garantire il soddisfacimento dei valori contenuti in allegato I, parte B, della Direttiva 2020/2184/UE, circa la concentrazione nelle acque destinate al consumo umano delle sostanze: bisfenolo A, clorato, clorite, acidi aloacetici, microcistina-LR, PFSA totale, somma di PFAS e uranio. Fino a questa data, i fornitori di acqua non sono tenuti a monitorare le acque destinate al consumo umano in conformità all’art. 13 Monitoraggio della Direttiva, per quanto riguarda i parametri di cui al par. 1.