Termovalorizzatori ed economia circolare: un’opportunità per gli impianti nazionali?

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Il 14 ottobre è la Giornata mondiale contro l’incenerimento dei rifiuti promossa dalla Global Alliance for Incinerator Alternatives (GAIA), una rete di più di 800 organizzazioni da oltre 90 paesi nata per diffondere la cultura “rifiuti zero” e realizzare un’economia pienamente circolare a livello globale.

Termovalorizzatori e sindrome NIMBI / NIMTO

Il dibattito sugli inceneritori – lo sappiamo bene in Italia – infiamma periodicamente media e opinione pubblica ed è spesso strumentalizzato a fini politici. Nel già delicato contesto della gestione dei rifiuti, è senza dubbio la tematica che più di tutte, anche più delle discariche, innesca le sindromi NIMBY (not in my backyard) e NIMTO (not in my terms of office): nessun cittadino vorrebbe mai veder costruire un inceneritore nel proprio “backyard” e, quel che è peggio, nessun amministratore vorrebbe mai trovarsi nei panni del malcapitato costretto a occuparsene. Troppo alto il rischio di scatenare malcontenti: ne abbiamo fatto nuovamente esperienza durante il lockdown, quando il flusso crescente di scarti destinati all’incenerimento, costituti per lo più da DPI monouso e rifiuti ospedalieri, ha riportato la questione all’attenzione pubblica, scatenando i consueti battibecchi tra le opposte fazioni.
Eppure soprattutto oggi, a poche settimane dal recepimento delle direttive europee del Pacchetto Economia Circolare, occuparsi della “questione inceneritori” dovrebbero essere in testa alla to-do list degli amministratori e il dibattito dovrebbe giungere a maturazione attraverso toni più costruttivi.

Il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti

Tra le novità introdotte dal D.Lgs. 116/2020 nella normativa ambientale nazionale, al nuovo art. 198-bis del TUA è stato introdotto il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti: un riferimento a livello nazionale per organizzare al meglio, ovvero ai fini del raggiungimento degli obiettivi europei di economia circolare, la gestione locale dei rifiuti in tutto il Paese. Il documento, ancora da redigere, dovrà contenere obiettivi, criteri e linee strategiche con cui le Regioni e le Province autonome dovranno, a loro volta, elaborare e attuare i piani locali, disciplinati dal successivo art. 199.
Tra i vari contenuti, il Piano dovrà prendere in rassegna il parco impianti nazionale, definendo i criteri per la realizzazione di nuovi al fine di raggiungere l’autosufficienza e l’obiettivo del massimo conferimento in discarica al 10% per i rifiuti urbani entro il 2035.
Obiettivo ambizioso, per il raggiungimento del quale può essere una soluzione efficace il ricorso agli impianti di incenerimento, che vengono così ad assumere un nuovo e strategico ruolo nel quadro dell’economia circolare.

Economia circolare e termovalorizzatori

Conosciamo bene la gerarchia dei rifiuti come formulata nella Direttiva 2008/98/CE, vero e proprio pilastro dell’economia circolare. In tale ottica, il recupero di energia dai rifiuti tramite incenerimento rappresenta uno step della “piramide” prezioso per trarre valore dagli scarti prevenendo, seppure in extremis, il conferimento in discarica ovvero la negazione totale di qualsiasi principio di economia circolare.

Gerarchia dei rifiuti, Direttiva 2008/98/CE
La “gerarchia dei rifiuti” come da Direttiva 2008/98/CE

Come suggerito in questo intervento di Massimo Medugno, Direttore generale di Assocarta, il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti rappresenta un’occasione per andare oltre la storica e miope visione che ha impedito al nostro Paese di sviluppare una rete impiantistica avanzata e adeguata al fabbisogno nazionale.
Come già evidenziato dalla sentenza di Corte di Giustizia dell’8 maggio 2019 (C 305-2018), a proposito dell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia, è infatti emersa la necessità di una normativa nazionale che determini un aumento della capacità degli impianti di incenerimento dei rifiuti già in esercizio e la realizzazione di nuovi. Il Programma potrà dare una prima risposta a tale necessità, anche se un’adeguata sovrastruttura normativa come si sta delineando, invece, per l’end of waste, è ancora del tutto assente per i termovalorizzatori e questo potrebbe rappresentare un limite anche ai fini della presentazione dei progetti nell’ambito del Recovery Fund.

Riusciremo a cogliere questa opportunità, facendo dei termovalorizzatori un “acceleratore” dell’integrazione degli apparati produttivi nazionali all’economia circolare?

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